mercoledì 23 dicembre 2015

33 libri che mi sono proprio piaciuti


Il nostro irraggiungibile modello, Pico della Mirandola
 Cari lettori,
A grande richiesta, ecco una breve lista di letture da me consigliate.
Di alcune ho già scritto, alcune le ho presentate pubblicamente, di altre invece parleremo diffusamente nelle prossime settimane.

Bando agli indugi.

Ho selezionato 33 libri di vario genere, tra cui molti fumetti.
Li ho divisi in categorie volanti.
Una lista scritta di getto, non vi attaccate troppo alla lettera.

Oscar Wilde mentre ci aiuta a compilare la lista


Iniziamo con un libro delizioso che potrebbe rientrare in più categorie e fare da introduzione a tutti gli altri:



1) 
Lost in Translation ( approfondimento QUI) di Ella Frances Sanders (Marcos y Marcos), tradotto magnificamente da Ilaria Piperno. Uno splendido tentativo di superare i limiti del linguaggio.

PER CHI RIFLETTE

  
2)
Happy Diaz di Massimo Palma (Arcana)
Ne abbiamo già parlato  QUI QUI e QUI
Non abbiamo ancora finito: è forse il libro più bello dell'anno.

3)
TOLSTOJ- il coraggio della verità di Roberto Coaloa (Edizioni della Sera)
Ottima analisi sul rapporto cruciale fra due dei nostri massimi ispiratori: Tolstoj e Gandhi.
Ne parleremo prestissimo.

4)
 La Politica della Ruspa di Valerio Renzi (Alegre) 
 QUI ha ricevuto enorme visibilità: il genio di Matteo Salvini ha condiviso la mia recensione. Il libro analizza molto bene i trucchi elettorali del leader della Lega. Il geniale stratega ha condiviso per metterci alla berlina, risultato: 13.000 condivisioni  a cascata di un articolo che consiglia un libro contro di lui.

5)
Piccole Ricapitolazioni Comiche di Georges Bataille (Nino Aragno)
C'è sempre lo zampino di Massimo Palma, stavolta curatore di questa interessante silloge degli scritti hegeliani di Georges Bataille: un corpo a corpo durato tutta la vita, sull'onda delle celebri lezioni parigine di Alexandre Kojéve.
Ne parleremo presto.


PER CHI RICERCA


6) 
La Felicità Possibile  di Duilio Cartocci (La Cultura della Madre)
Ne abbiamo parlato QUI 
Semplicemente, se ci dovessero chiedere quale sia il libro in cui rispecchiamo la nostra filosofia, lo mostreremmo come un personale Libretto Rosso.



7)
 Un monaco free-lance di Fabio Morotti (Exorma)
Presto ne scriveremo diffusamente: un libro originale, onesto, avventuroso, in cui più volte ci siamo identificati.
Storia autentica. Ricerca profonda.

8)
 La Chiesa di Darwin di Valentino Bellucci (Harmakis)
Coraggioso e documentato atto di accusa contro i dogmi (uguali e contrari a quelli del Cattolicesimo) della scienza moderna.
Ben argomentato e puntuale.
Ce ne fossero.


9) 
Il Rinascimento Napoletano e la Tradizione Egizia Segreta di Salvatore Forte (Narcissus.me)
Non fatevi spaventare dal titolo.
Qui si parla della fonte a cui il padre del libero pensiero, Giordano Bruno, ha saziato la sua sete di ricerca.
Abissi da esplorare.


PER CHI AMA IL CINEMA



10) 
Keep Calm e Guarda un Film  di Sebastiano Barcaroli e Federica Lippi (Newton Compton)
libro agile, divertente ma scritto da due che ci capiscono davvero.
Regalo ideale per cinefili. Ne abbiamo parlato QUI e più volte dal vivo.


11)
Joel e Ethan Coen di Giacomo Manzoli (Marsilio) immersione nel cinema dei due genietti americani.
A presto degno approfondimento.



PER CHI AMA L'ARTE


12) La storia di Roma- in 100 monumenti e opere d'arte di Ilaria Beltramme (Newton Compton)
Dopo il best-seller 101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita (e molti altri), Ilaria Beltramme torna a deliziarci con la sua prosa accessibile, vivace, ma piena di spunti, informazioni, amore per la cultura.
Inesauribile. Anche di lei torneremo a parlare.

13) Nel mondo delle icone- dall'India a Bisanzio di John Linsdey Opie (Jaca Book)
Un testo a dir poco fondamentale.
Stiamo preparando un'intervista al grande studioso.
Esperto mondiale del nodo artistico che forse più ci interessa.
Preziosa curatela di Alessandro Giovanardi.



14) La modella del Botticelli di Paola Giovetti (Edizioni Mediterranee)
L'autrice ha già pubblicato per la stessa casa editrice numerosi testi legati all'esoterismo, di diverso interesse.
In questo caso, ci ha donato uno splendido ritratto del volto occidentale del Bello.
Presto, articolo dedicato

15) Maria nell'arte fiorentina di  Timothy Verdon (Mandragora)
Studio interessantissimo sul principale archetipo dell'arte rinascimentale.
Ne parleremo molto.



PER CHI AMA LA MUSICA



16)
Sexy Rock di Paolo Bassotti (Arcana)
 intelligentissimo libro sulla Rivoluzione Sessuale del Rock, ne abbiamo parlato con l'autore QUI

17)  Neil Young (after) the Gold Rush di Stefano Frollano e Fabio F. Pellegrini (Arcana)
Libro appassionato, documentatissimo, un'immersione nella poetica del grande cantautore canadese.
Esemplare.

18) Backstage Pass di Paolo Vites (disponibile solo su Amazon)
Vites è una garanzia e un modello in termini di giornalismo musicale, soprattutto sugli autori che noi riteniamo fondamentali (Dylan su tutti).
Qui si confessa liberamente, ed è un piacere.


PER CHI AMA L'AVVENTURA



19) 
La nave di Teseo di Doug Dorst e J.J. Abrams (Rizzoli Lizard)
Lo abbiamo elogiato QUI e ancora dobbiamo parlarne per bene. Sia lode a Francesca Martucci, Elisabetta Sedda  e Enrica Budetta, (rispettivamente curatrici e traduttrice di questo parco giochi per topi da biblioteca) per averci donato questo complicatissimo giocattolo per la mente in italiano.

20) 
Fulmicotone di Virginia Bettinelli (contattare l'autrice a QUESTA pagina oppure versione ebook QUI)
L'avventura qui è reale, quella della vita di ognuno di noi: un libro autobiografico febbrile, fluviale, a tratti devastante, ma pieno di arguzia, stimoli, mordente.
Da leggere d'un fiato.

21) 
Tutti per uno di Cécile Delau (Mondadori)
Ne abbiamo parlato QUI
REGALATELO AI RAGAZZINI SENZA CHIEDERE SPIEGAZIONI.


FUMETTI 



22)
  Pensavo fosse amore e invece era Matteo Renzi di Mario Natangelo (Magic Press)
Iniziamo con un non-fumetto, una raccolta di vignette divenuta una storia d'amore che in realtà è il racconto fedele degli ultimi anni della politica in Italia, da parte di uno che non gliene frega nulla.
Insomma, solo Mario la poteva fare così complicata.
Approfondimento QUI                                                

23)
 Biliardino di Alessio Spataro (Bao Publishing)
La storia del Novecento raccontata spiegando l'invenzione del biliardino.
Non è una battuta: è proprio così.
Uno dei libri più belli degli ultimi anni. Ne abbiamo parlato QUI.
Ma non è finita: ne abbiamo ancora di cose da dire. 

24)
 Astrogamma di LRNZ (Bao Publishing)
Considerando che su Golem ho scritto una postfazione, un'intervista di 567 pagine e tra poco aprirò un blog dedicato, tutto sommato (visto che avevo perfino collaborato alla prima versione di Astrogamma) finora mi sono limitato: una sola intervista  QUI.
Ho atteso che gli altri si accorgessero della sua bellezza.
Ora che lo dicono tutti, posso dedicarmi ai miei consueti e prossimi approfondimenti ceccottiani.

25)
 Gatto Mondadory e i Puffi dell'Aldilà di Dr.Pira (GRRRz)
Pira è un genio.
Gatto Mondadory il suo vessillo.
Una riflessione sul linguaggio da far impallidire Lacan.
A breve, saggetto folle.

26)  
Quaderni Giapponesi di Igort (Coconino)
Su Igort ho paura a scrivere.
 Se inizio, scrivo un libro di 890 pagine.
Maestria, profondità, splendore: Gnosi su carta, meditazione a fumetti.
Anche su di lui, in arrivo saggetto monografico



27) 
 Anubi di Marco Taddei e Simone Angelini (GRRRz)
Hanno veramente spaccato tutto.
Sono gli autori di domani.
L'hanno scritto nel futuro e hanno smarrito una copia nei loro viaggi nel tempo, una volta venuti a vedere quanto eravamo stupidi nel 2015.

28)
 Hitler di Shigeru Mizuki (Rizzoli Lizard)
Solo un maestro (recentemente scomparso) poteva affrontare l'Incarnazione del Male senza retorica, anzi con sorprendente disinvoltura.
Una prodigiosa manifestazione di possesso formale.

29) 
OPG - Socialmente Pericolosi di Antonio Recupero e Iacopo Vecchio (Round Robin)
Ho voluto inserire questo libro in una lista di più note pubblicazioni perché, secondo me, non ha avuto il giusto risalto.
Il finale ti rimane dentro come un muto monito violento.
Contro l'indifferenza.

30)
 Pugni di Boris Battaglia e Paolo Castaldi (Becco Giallo)
Sto scrivendo una recensione ad hoc, pubblicata a giorni.
Libro scritto benissimo, con una formula libera e originale.
 Tema affascinante, storie memorabili.
Per chi ama la boxe, per chi ama la scrittura.

31)
 Le avventure di Pinocchio di Marco Corona (Rizzoli Lizard)
Erano anni che lo aspettavamo.
Non ci ha deluso.
Presto vi spiegheremo perché.
Intanto, contemplate le eleganti  illustrazioni di Marcuzzo.


32)
Sophia di Vanna Vinci (Bao Publishing)
Vanna è autrice prediletta, amica, foriera di risate e riflessioni.
 QUI abbiamo lungamente parlato di quanto questo libro sia pieno di aspetti interessanti. 

33)
CHRISTINE e la Città delle Dame di Silvia Ballestra e Rita Petruccioli (Laterza)
Ne abbiamo parlato QUI.
Libro bello da vedere, da leggere e da rileggere.
Una storia cruciale, eppure poco conosciuta.
Regalatelo ad ogni amica che ami la lettura.





Ecco fatto.
Si, ne avrei potuti inserire molti altri, arrivare a 99 o 108.
Ma non vi preoccupate.
Sapete che scrivo molto.
Buone Feste e Buona Lettura! 

sabato 5 dicembre 2015

TUTTI GLI ARTICOLI DI OTTOBRE SU VARIE TESTATE



Omaggio a Frank Zappa, scomparso 22 anni fa, ricordato QUI

Care lettrici, cari lettori,
come sapete (in quanto tali), negli ultimi due mesi impegni e pubblicazioni sono moltipolicate.
Per questo vi presento in ritardo le mie "ottobrate".

Iniziamo con gli articoli pubblicati su FUMETTOLOGICA


-  abbiamo parlato di Nausicaä della Valle del Vento, in occasione del ritorno in sala, primo capolavoro di Miyazaki  QUI

- abbiamo intervistato Alessio Spataro sul suo bellissimo Biliardino QUI (ne parleremo ancora)


- abbiamo parlato nuovamente di Blatta Ponticelli QUI (già lo avevamo fatto più approfonditamente QUI)

- abbiamo intervistato Mario Natangelo sul suo libro Pensavo fosse amore invece era Matteo Renzi  QUI


Su LA REPUBBLICA-XL  invece abbiamo pubblicato:


- la recensione di Per L'impero di Vivès e Chabane QUI


- l'intervista a Yoann Frèget QUI in occasione dello storico evento di MediTiAmo Roma, che abbiamo avuto l'onore di organizzare con molte altre persone


- abbiamo recensito il libro di Christian Raimo, Tranquillo Prof., la richiamo io, con la copertina di Tuono Pettinato QUI

Abbiamo poi proposto alcuni reportage dalla Festa del Cinema di Roma


- l'incontro con Paolo Sorrentino QUI


- quello con Wes Anderson e Donna Tartt QUI


- quello con Todd Haynes QUI


- quello con Paolo Villaggio e Anna Mazzamauro per i 40 anni di Fantozzi QUI


- abbiamo recensito Keep Calm e Guarda un Film di Sebastiano Barcaroli e Federica Lippi QUI

Ottobre è stato anche il mese del nostro debutto su MINIMA&MORALIA, del quale siamo molto fieri:
Abbiamo esordito certo in bellezza, con una conversazione sulle nuove prospettive della Qabbalah col massimo esperto mondiale, Moshe Idel QUI


Su queste colonne abbiamo parlato:

- ancora di  Keep Calm e Guarda un Film di Sebastiano Barcaroli e Federica Lippi, che abbiamo avuto più volte il piacere di presentare QUI

- riportato i nostri precedenti articoli di Settembre (da Bob Dylan a Eugenio BarbaQUI

- vi abbiamo parlato del debutto nel romanzo di Mauro Uzzeo, la sua adorabile follia di Non ti stavo cercando QUI


Continuate a seguirci, sicuramente non vi annoierete!
Buona Lettura


venerdì 20 novembre 2015

La Casta Morta - originale omaggio a Kantor




In occasione del centenario della scomparsa di Tadeusz Kantor,  coraggioso quanto inquieto innovatore del teatro novecentesco, al Teatro Trastevere di Roma ha debuttato La Casta Morta, uno spettacolo inteso come originale omaggio all’opera certo più celebre dell’autore polacco, La Classe Morta.
Si tratta di un’opera inedita, completamente diversa dal riferimento dichiarato, ma che trae da esso spunti e struttura (il testo, già tradotto e messo in scena in polacco, è di Adriano Marenco).
La scena si configura immediatamente come metafora del Potere, un non-luogo primordiale eppure attraversato dalla stridente compresenza di miti classici e volgari marionette della decadenza contemporanea.

L’atmosfera, nell’angusto ma suggestivo teatro trasteverino, è quella che spesso abbiamo respirato nei teatri cosiddetti “off”: tutto è pervaso dall’entusiasmo, e dagli impacci, di una giovane compagnia teatrale dalle grandi ambizioni, la Patas Arriba Teatro.
Nel soggetto (dell’eminente polonista e collaboratore di Kantor Luigi Marinelli e di Michele Sganga, autore anche delle splendide musiche) emergono intuizioni brillanti, una ridda di puntuali riferimenti colti (dal monolite kubrickiano alle canzonette popolari, dal sottotesto omerico al Magnificat, dalla riproposizione di figure della mitologia greca a ineludibili omaggi allo stesso Kantor), sospesi tra satira e cruda deformazione grottesca.
Non tutto ci ha conquistato, onestamente, della rappresentazione: a dotti calembour (gustose le traduzioni sballate dei versi del Magnificat) si alternano ammiccamenti troppo espliciti al pubblico (certe gag sono divertenti, come l’elenco dei Doppi celebri, ma strappano la risata troppo facilmente); alcune scene appaiono riuscite (il fallimentare discorso populista dell’onorevole “Uno-di-noi”) altre risultano troppo prevedibili (il monologo della deputata cattolico-conservatrice, pur ben recitato, che difende la famiglia e poi si concede ai colleghi del marito); apprezziamo il pudore di non esplicitare le scene “oscene” (i diversi volti del Potere simulano di orinare a turno sul monolite , cogliendo in quel momento di pubblica intimità un’impossibile innocenza infantile), meno certo indugiare su metafore evidenti (il leccare i piedi, l’orgia del potere, la “poppata” collettiva); avvertiamo come limite la difficoltà di rendere nell’immediato dell’azione teatrale la potenza di concetti esposti con lucido rigore per iscritto.
Certo, lo spettacolo è al debutto, è logico che ritmi e tempi comici vadano rodati, soprattutto in un’opera tutta fondata sul contrasto dialettico, la parodia del linguaggio, il gioco tra corpi e concetti, tra istinto ferino e elucubrazione ingannevole.
Dichiariamo di essere degli incontentabili scocciatori: per chi a 16 anni s’estasiava davanti alla macchina attoriale di Carmelo Bene (il teatro è accanto a S.Francesco a Ripa, ove si può ammirare la Beata Ludovica Albertoni, per il genio salentino “la più grande meraviglia”) che annichiliva il Novecento nel “buio musicale”, è raro essere sedotti dal teatro contemporaneo.
Con forse intollerabile presunzione, confessiamo che, fosse stato per noi, avremmo concesso il centro della scena (non diciamo solo, ma molto di più) agli archetipi classici, che accolgono gli spettatori con straniante confidenza, per poi irrompere come terribile nemesi nello spettacolo: intelligente (pur nel vezzo di renderla en travesti) la versione di Cassandra che reca una tastiera (con le canne d’organo sulle spalle) ove il Potere può suonare a piacimento tutti i discorsi memorabili, divenuti slogan, del Novecento (da “Ich Bin Ein Berliner” di J.FKennedy a “Vincere e Vinceremo” di Mussolini, dai deliri infernali di Hitler a “I Have a Dream” di Martin Luther King, fino al famigerato “nuovo miracolo italiano” di Berlusconi); efficace quella di Circe, spietata nel soggiogare i politici-maiali alla sua vendicativa malìa; potente e ipnotica quella della Dea Atena: una resa perfetta, nella sua quasi statica fedeltà alla rappresentazione della Vergine Guerriera, Dea della Conoscenza il cui scudo è lo specchio con cui inchiodare il Potere (e il Popolo) alla propria miseria.
Assolutamente splendide, come detto, le scelte musicali di Michele Sganga.
In conclusione, uno spettacolo non perfetto ma pieno d’intelligenza, con alcuni difetti evidenti ma anche innegabili pregi e, soprattutto, sorretto da uno studio profondo e da un enorme impegno.
E per chi coniuga cultura e passione non possiamo che avere, comunque, una profonda empatia.
Lo spettacolo è in replica oggi al Teatro Trastevere, tornerà in scena all’Istituto Polacco per il centenario di Kantor, e poi a Gennaio al Teatro Studio Uno a  Tor Pignattara.
Ne riparleremo senza dubbio.
Vi consigliamo di andarlo a vedere e di sostenere l’impegno di giovani menti non allineate.
In questo agonizzante Kali Yuga, che Dio benedica chi porta avanti faticosamente cultura e riflessione.

martedì 17 novembre 2015

Presentazione di ASTROGAMMA a Bologna



Era, credo, il 1997.
Lorenzo Ceccotti e il sottoscritto ci avventuravamo in treno per andare a Bologna: c'era una splendida mostra di Andrea Pazienza a Piazza del Nettuno.
Nello stesso anno saltai scuola per andare a vedere lo storico concerto di Bob Dylan per il Papa (fui immortalato dalle telecamere mentre esprimevo a gesti il mio dissenso ideologico); mi ricordo che comprai un suo magnifico  poster nella storica libreria Feltrinelli  di Piazza Ravegnana, sotto quelle torri dove l'altro faro della mia adolescenza, Carmelo Bene, "apparve alla Madonna" declamando la sublime Lectura Danctis nel 1981 (li ho menzionati entrambi nella stessa frase, così chi dice che li cito sempre è contento).

Sono passati 18 anni, quel ricordo oramai è maggiorenne.
Domani ci ritroviamo, in treno verso Bologna, io e Lorenzo.
Sempre per un evento fumettistico.
Ma stavolta sediamo dall'altra parte dell'evento.
Avrò il piacere di presentare ASTROGAMMA (sua nuova creatura BAO Publishing, che praticamente sta andando già a ruba a pochi giorni dalla pubblicazione) proprio in quella amata Feltrinelli (ore 18).

Avrò modo su altre colonne di dissertare su questa nuova opera.
Rivelo solo un dettaglio, ignoto ai più, che vi potrà forse far comprendere quanto tenga a questo libro.

La prima versione di ASTROGAMMA risale a circa 10 anni fa.
L'idea iniziale era di fare un fumetto potente, veloce, rapido (caratteristiche tuttora rimaste), ma con una piega giocosa, goliardica, sbarazzina.
Scrissi dei dialoghi, francamente imbarazzanti: puntavo a una versione moderna di Ettore Petrolini, ottenni una versione povera di Maurizio Battista.
Ma, comunque, posso dire aver visto l'opera nascere.



LRNZ rivide poi completamente il progetto, ricostruendolo attorno a tematiche più profonde, tra il richiamo a Nietzsche e l'omaggio a Go Nagai.
Nelle varie versioni successive lo aiuterà nei testi il nostro comune, fraterno amico Alessandro Caroni, tra le menti più brillanti in circolazione.

Un'ultima considerazione, spero, me la consentirete.
Circa un anno fa scrissi una postfazione a GOLEM (il libro che ha segnato l'imponente debutto di LRNZ), in cui accennavo, nel breve spazio a disposizione, alla grande stratificazione simbolica del libro e concludevo definendola, più o meno, "l'opera importante di un grande autore".
Un'affermazione forte, trattandosi dell'opera d'esordio di un autore alla prima, ambiziosissima prova.
Molti pensarono che tale enfasi era dettata dall'antica, dichiarata amicizia con l'autore e che, forse, la complessa struttura allegorica che indicavo a fondamento dell'opera fosse tutto sommato una mia forzatura critica.

Bene.


Ci sono molti parametri per giudicare il successo di un'opera o di un autore: la popolarità, la fortuna critica, i premi delle giurie specializzate, l'impatto culturale, i bruti dati commerciali.
Dopo un anno posso affermare che GOLEM e, a quanto pare, anche ASTROGAMMA, rendono LRNZ uno dei pochissimi autori italiani in grado di soddisfare tutti questi parametri, brillantemente.



GOLEM è stato per un anno in classifica tra i libri d'arte più venduti in Italia su Amazon.
La critica in genere  non è stata solo positiva, ma elogiativa  (soprattutto, all'inizio, poi ci sono stati i soliti bastian contrari e anche qualche puntuale e intelligente rilievo sulla sceneggiatura): più testate hanno  inserito il libro tra le migliori uscite del 2014, ancor prima che uscisse.
Il Direttore Scientifico dell'Istituto di Tecnologia di Genova, Roberto Cingolani, ha pubblicamente lodato l'opera per il suo contributo alla diffusione dell'amore per la scienza (QUI)
Durante il Treviso Comic Book Festival LRNZ ha vinto il Premio Boscarato come miglior disegnatore italiano.
Durante il recente Lucca Comics & Games, in cui è stato presentato ASTROGAMMA, LRNZ è stato il secondo autore più venduto, in assoluto, per BAO (casa editrice che pubblica anche grandi autori stranieri), secondo solo dietro a Zerocalcare, il più grande fenomeno commerciale degli ultimi anni.
In tutto ciò, ha illustrato per Einaudi la più importante uscita del catalogo di quest'anno: La strana biblioteca di Murakami Haruki.
Ah, è stato protagonista, con vari ruoli del primo progetto cinematografico inteinternazionale della Bonelli, MONOLITH, di cui sarà anche disegnatore nella versione a fumetti (ne parlano gli autori QUI)
Tutto questo in un anno solare.

Faccio pubblica ammenda: effettivamente, esageravo.

P.S.
Per tutti coloro che hanno dubbi sull'effettiva esistenza di diversi livelli di lettura in GOLEM, presto con LRNZ apriremo un blog (dedicato alla grande mente dell'ispiratore Emanuele Sabetta) in cui sveleremo tutto l'impianto simbolico, nei dettagli, dell'opera.
Ci spiace per i molti lettori che già avevano colto tutto, speriamo possano comunque trovare l'approfondimento interessante.

P.P.S.
Ho appena scoperto ORA che Bob Dylan suona STASERA a Bologna.
...poi prendetemi in giro che medito...

venerdì 6 novembre 2015

MARIA GRAZIA CAPULLI - in ricordo di una giornalista libera



C'è una nota barzelletta resa nota dal magistrale racconto di Gino Bramieri, in cui un uomo si ritrova in un cimitero e leggendo i vari epitaffi, tutti altamente elogiativi ("Padre e marito esemplare", "Figlio devoto e grande lavoratore", "Amato da tutti" etc.) si chiede improvvisamente: "Ma i balordi dove li seppeliscono?.
Bramieri usava chiaramente un'espressione ben più pregnante, ma non vogliamo appesantire col turpiloquio il ricordo di una persona straordinaria.
Non è ipocrisia da prefiche di convenienza, né il buonismo d'accatto tanto in voga che ci spinge a ricordare con accenti di stima e gratitudine una persona recentemente scomparsa.
Come disse Eduardo De Filippo commentando commosso a caldo la morte di Pier Paolo Pasolini (con la lucidità dei giganti, ben distante dall'inopportunità dei nani 40 anni dopo) "sappiamo distinguere i morti dai morti e i vivi dai vivi".


Maria Grazia Capulli era una persona splendida.
E, soprattutto, una giornalista libera.


L'Italia, lo sappiamo, è scesa al 73° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa, tra la Moldavia e il Nicaragua.
Il controllo dell'informazione (da sempre prerogativa del Potere ad ogni latitudine) durante il ventennio berlusconiano ha assunto connotati grotteschi.
Non si tratta più di deformare le notizie o darle parzialmente.
Siamo arrivati al punto di inventarle (quelle comode al Governo) o seppellirle nell'oblìo (quelle scomode).
Un'altra giornalista, collega in Rai di Maria Grazia, Maria Luisa Busi, ha avuto il coraggio in diretta di contraddire il ridicolo servilismo dell'allora direttore del TG1 Minzolini, denunciando la drammatica situazione successiva al terremoto de L'Aquila (raccontata spietatamente nel documentario Draquila di Sabina Guzzanti che potete vedere QUI), ben lungi dai proclami trionfalistici dei trombettieri prezzolati di Berlusconi e Bertolaso.


La Busi, che con grande coerenza toglierà il suo volto dal tg per non rappresentare più una linea editoriale che non condivideva, racconterà in seguito nel libro Brutte Notizie (edito da Rizzoli) lo sconcertante sistema di selezione delle notizie del telegiornale più seguito d'Italia: invece di raccontare abusi di potere, gravi tensioni sociali o scandali in Parlamento, si sostituivano tali notizie con lunghi servizi sul gossip, sagre di paese o animali esotici.
L'applicazione scientifica di uno dei punti chiave del Piano di Rinascita 2 di Licio Gelli: usare sistematicamente la (dis)informazione per inebetire le masse e disarmare qualsiasi movimento critico potenziale.
40 anni dopo la sua morte, non possiamo non sottolineare che Pasolini aveva predetto tutto.


In questo contesto penoso, in questo mondo dell'informazione gestito da vili e mediocri, è doveroso ricordare una giornalista come Maria Grazia Capulli, perennemente controcorrente.
In un mondo che voleva parlare di fatti di sangue per instillare la paura degli immigrati, Maria Grazia parlava di integrazione e rispetto della diversità.
In un regime che incollava le masse agli schermi con donne nude e giochi a premi, Maria Grazia parlava di ricerca spirituale, volontariato, impegno nel sociale.
In un Sistema che bombarda gli elettori di notizie cruente e negative per deprimere ogni impulso al cambiamento, Maria Grazia aveva deciso di dare solo buone notizie.
Da circa un anno aveva ideato la rubrica Tutto il bello che c'è, in cui si continua a mostrare il lato meno conosciuto dell'Italia, meno appetibile per chi ragiona solo in base all'audience: l'Italia del volontariato, dei mille progetti per l'integrazione, dei miracoli culturali che vengono dal basso.
Uno spazio televisivo dove dare visibilità alle forze che provano a cambiare sul campo la situazione del Paese.

Non è da tutti.

Maria Grazia ci ha lasciato dopo una lunga dolorosa lotta contro un male incurabile.
Avevo avuto il piacere di incontrarla, mi aveva colpito la sua gentilezza, la sua viva intelligenza, il suo essere sinceramente interessata e partecipe alle attività di volontariato che svolgevamo.
Non a caso il suo direttore Marcello Masi ha ricordato nell'omaggio funebre come all'inizio non comprendesse alcuni suoi atteggiamenti, realizzando solo in seguito la sua autentica bellezza d'animo.

L'ultimo servizio che da giornalista ha realizzato, poche ore prima di lasciarci, è stato quello su MediTiAmoRoma, la manifestazione dedicata alla meditazione e al volontariato a cui ho avuto l'onore di partecipare dietro le quinte.
L'ultimo suo post su Facebook era un invito a diffondere la notizia dell'evento.
L'ultimo suo desiderio è stato dare visibilità a un evento gratuito, realizzato senza sponsor, che tramite l'impegno di pochi volontari (e la generosità di partner come il Coni che ci ha concesso la Tribuna Monte Mario, il Comune di Roma che ci ha dato il patrocinio, i giocatori Totti della Roma e Keìta della Lazio che hanno gratuitamente promosso l'evento) ha portato alle 11 di mattina di sabato, sotto la pioggia battente, circa 3000 persone allo stadio, a meditare per la pace nel mondo.
Sgombriamo il campo da equivoci: la persona che stiamo ricordando non faceva parte dell'associazione, non aveva interessi né economici, né ideologici a riguardo, addirittura seguiva un percorso meditativo completamente differente da quello proposto nell'evento, pur avendo un grande rispetto per Shri Mataji Nirmala Devi, l'ispiratrice della manifestazione.


Ha semplicemente visto il nostro impegno, ha compreso il nostro desiderio, ha riconosciuto i nostri ideali e, quasi sul letto di morte, ha inviato la troupe televisiva per documentare il nostro evento.
Non potremmo mai dimenticarlo e ti saremo per sempre grati.

Ciao, Maria Grazia.
Come direbbe il personaggio di una nota serie tv: "ci vediamo in un'altra vita, sorella".

P.S.
Il servizio su MediTiamo Roma, quello che Maria Grazia voleva che tutti vedessero, lo trovate QUI
Ringraziamo di cuore Silvia Vaccarezza, Loretta Cavaricci e tutta la redazione del TG2 per la splendida dedica e la realizzazione del servizio.
Buona visione.



martedì 3 novembre 2015

ARF! - Il FILM


È finalmente uscito il film dell’ARF!, il racconto punk in 10 minuti della prima edizione del festival romano di fumetto che ha riportato al centro del festival...il fumetto.
Non è una tautologia: sono stati giorni importanti, in cui la logica natura delle cose è stata ripristinata.
Troppo spesso, nelle manifestazioni ufficialmente ispirate alla nona arte, quest’ultima viene fagocitata da eventi su videogiochi e serie tv, seppellita dai costumi dei cosplayer, paradossalmente ignorata negli spazi nati per essere ad essa dedicati.
Il video coglie bene lo spirito dinamico e la ricchezza di contenuti dell’ARF!: accanto agli autori importanti e ai volti noti collegati al fumetto italiano, si vedono i tanti ragazzi accorsi, gli incontri su vari temi, l’alto livello dei relatori e degli ospiti, si respira l’atmosfera palpitante e informale di un evento organizzato spontaneamente col puro desiderio di approfondire un’arte spesso negletta in Italia.
Un evento in cui si poteva assistere a un incontro con Zerocalcare e il Danno, prendere un caffè con Gipi e conversare con Matteo Garrone.

Il video, diretto da Giovanni Bufalini, è stato prodotto dalla Dauphine Factory, un progetto nato dalla società di produzione Dauphine Film Company (quella de “Una famiglia in giallo”, “Il Commissario Manara”, “In nome del figlio”, "L'ultimo papa re").
Il progetto nasce come piattaforma che ha come scopo portare le produzioni meno visibili al grande pubblico, facilitandone l’accessibilità.

Uno spirito affine a quello dell’ARF!.
Non vediamo l’ora che arrivi la seconda edizione, è stato un piacere e motivo di fierezza collaborare da pioniere con gli organizzatori: Mauro Uzzeo, Stefano Piccoli, Fabrizio Verrocchi, Paolo Campana, Daniele Bonomo e Luca Raffaelli.

Nel breve film mi trovate: all'inizio (accanto all'autore del video Giovanni Bufalini) nel primo fotogramma, alla fine (nei ringraziamenti) e in mezzo, mentre converso con Matteo Garrone (e in una posa conturbante con Demetra Hampton).

Ah, dimenticavo...
Eccolo QUI
Buona Visione

THE MUSICAL BOX- Selling England by the Pound live!



Abbiamo già affrontato QUI le motivazioni per cui ogni concerto dei The Musical Box è per noi un evento imperdibile e non una sterile replica di un passato irripetibile.
Non potevamo, dunque, perdere l'occasione di testimoniare ancora una volta il prodigio, stavolta applicato ad una delle nostre opere predilette, Selling England by the Pound. Potremmo scrivere centinaia di pagine sul valore straordinario di quel disco, sulla ricchezza dei suoi temi sociali, sulla complessità (confusa ma generosa) dei simboli evocati dal fermento spirituale del giovane Peter Gabriel, sullo splendore compositivo dei brani.
Ci limiteremo qui a riportare una onesta cronaca dello spettacolo romano della cover band canadese.



La protocollare apertura con Watcher of the Skies sgombra immediatamente ogni consueto dubbio.
È letteralmente impressionante la cura con cui viene ricreato ogni singolo particolare di quelle leggendarie esibizioni: non solo le note (innumerevoli e velocissime) sono restituite fedelmente, a volte, meglio che nelle versioni originali (il gruppo canadese ha avuto anni per studiarle con precisione maniacale, pensiamo a quante volte Banks sbagliò dal vivo la sua migliore composizione, l'intro di Firth of Fifth), ma i costumi, le mosse, gli effetti speciali artigianali, le gag introduttive, i monologhi surreali, tutto è la ricostruzione perfetta degli spettacoli dei primi Genesis.
L'effetto è straniante, forte è la tentazione di cedere alla metafora della macchina del tempo.
Si sa che ciò a cui si assiste è una recita, eppure tra la bravura degli attori e il transfert dello spettatore, si crea un equilibrio paradossale tra (consentitemi ogni tanto espressioni comuni e anglofone, le regole esistono per essere infrante al momento giusto) wishful thinking e sospensione dell'incredulità: in quel consapevole desiderio d'illusione si manifesta l'epifania di una sfuggente, poetica emozione.
Anche perché, certo, i ruoli sono simulati, ma la musica è vera, suonata dal vivo, si sprigiona arcana e trascinante dagli strumenti a pochi passi da noi, risuonando eterna come la melodia di un'opera lirica alla Scala.

Teoricamente, tale spettacolo dovrebbe essere interessante solo per chi come me, essendo nato alcuni dopo lo scioglimento della formazione originale, non ha mai avuto, e certo non avrà più, la possibilità di vedere quei Genesis dal vivo (con quei suoni, quei costumi, quella vivida esplosione di giovane genio). Per chi, invece, ebbe la fortuna di testimoniare l'autentico miracolo, la grazia d'assistere alle contorsioni da fauno filiforme dell'Arcangelo di nero vestito Gabriel, l'onore di esser membro dell'accolita nostrana di iniziati che per primi in Europa riconobbero la grandezza del gruppo, tale riproposizione in copia carbone dovrebbe apparire triste e insensata.
E, invece, la sala è stracolma di sessantenni, appassionati di progressive. Ma non c'è nostalgia nei loro volti, non c'è rimpianto idealizzante o triste rimembranza.
C'è la serena certezza dell'appassionato, consapevole di stare per assistere ad una impeccabile riproduzione dal vivo della sua musica prediletta.
Come nella sala accanto fanno gli ascoltatori di musica classica o jazz.
È questo il quid dei The Musical Box.
Certo, non si limitano ad essere degli esecutori impeccabili.
Il vero incanto è riuscire a ricreare quell'atmosfera irripetibile, complici i costumi, le luci, le movenze, gli strumenti, tutto rigorosamente d'antan.


Quando i primi versi di Dancing with the Moonlit Knight risuonano in nuda voce nel silenzio religioso dell'Auditorium, il tempo sembra davvero fermarsi.
La progressione melodica, l'assolo di chitarra seminale del tapping, l'esplosione sinfonica del refrain, tutto custodisce preziosamente l'impatto sonoro del brano.


Si prosegue non seguendo la scaletta dell'album, ma dell'omonimo tour. Ecco, quindi, The Cinema Show, il brano ispirato alla parte più malinconica de The Waste Land, in cui T.S.Eliot distilla la lezione di Laforgue per illustrare lo squallore dei rapporti umani nel Kali-Yuga.



I know what I like (In Your Wardrobe) scorre via con la sua piacevolezza pop, che nasconde divertiti doppi sensi antiborghesi. Anche qui, fedelissima la riproposizione della mimica di Gabriel nell'introdurre la figura del Giardiniere Cosmico (simbolico falciatore di vite quotidiane, non solo dell'erba alta del giardini all'inglese),


Non appena nella sala risuona l'intro pianistica di Firth of Fifth l'applauso sorge spontaneo, infrangendo la solennità da musica da camera che finora imperava nell'evento.

 

Singolare che il gruppo considerasse il testo poco riuscito, quando nel brano compaiono alcuni dei versi più memorabili delle canzoni del gruppo (terminato da Banks e Rutheford su idea di Gabriel), una splendida riflessione sul divenire: "il cammino è chiaro, sebbene nessun occhio possa vedere".


Il brano immortale che dà il nome al gruppo, cavallo di battaglia principe di ogni riproposizione (che meritò anche la partecipazione di Phil Collins) è reso col consueto crescendo teatrale, travolgente e sinfonico.
Il concerto potrebbe finire qui (come altre volte), col climax orgasmico e mortale del bimbo invecchiato nel limbo, torturato da desideri inappagati dopo la morte grottescamente violenta, come nella tradizione ebraica del Dybbuk.


E, invece, fortunatamente continua.
Intatta è la magìa di Horizons, un brano musicale in cui la composizione per chitarra acustica di Steve Hackett emette le stesse vibrazioni armoniose di un raga di Hari Prasad Chaurasia o di un quartetto d'archi di Vivaldi: la sala di S.Cecilia è immersa nella silente grazia di una improvvisa meditazione.
La devozione filologica è tale che la band non si risparmia nemmeno The Battle of Epping Forest: un'articolatissima narrazione epico-parodistica di uno scontro fra gang, in cui momenti di intelligenza purissima si mescolano ad eccessivi compiacimenti; gli stessi membri della band la considerarono troppo verbosa, oltre che complicata da suonare dal vivo, a cui va aggiunta la pericolosità della performance di Gabriel, che volava rischiosamente appeso a un filo sul palco (evidentemente, non apprese bene la lezione all'epoca visto il noto incidente a Sanremo nel 1983).



E arriva finalmente il brano-suite, il capolavoro Supper's Ready, forse lo sforzo poetico-musicale più ambizioso di Gabriel & Co.
Un percorso poetico-musicale senza raffronti nella Storia del Rock, ispirato al nostro santo protettore William Blake, che attraversa la visione mistica, la denuncia sociale, il cabaret jazzistico, i deliri tantrici per arrivare a una palingenesi epocale, profetica, definitiva.
Un giorno ci scriveremo un libro, sulla grandiosa complessità simbolica di questo brano.


Il concerto si conclude, come da scaletta originale, con The Knife, brano dalle sapienti tinte hard rock, in cui il parossismo accostabile ai migliori The Queen, accompagna uno dei testi più intelligenti di Gabriel sulle dinamiche orwelliane del Potere, quando si ammanta dell'ideale nobile della Rivoluzione.

Al termine, rimaniamo sospesi nell'incanto.

Nonostante non siano gli originali, nonostante tutto sia studiato a tavolino, nonostante sia una replica del passato, ebbene, possiamo annoverare alcuni momenti del concerto (Horizons e il finale di Supper's Ready su tutto) tra le più alte esperienze estetiche che abbiamo mai vissuto, in una vita dedicata all'Arte.

giovedì 29 ottobre 2015

NON TI STAVO CERCANDO - l'adorabile follia di Mauro Uzzeo


La settimana prima di Lucca Comics (& Games), comprensibilmente, la stampa, digitale e non, è invasa da classifiche, liste, consigli per gli acquisti, guide più o meno affidabili per districarsi in quella giungla labirintica di offerte e nuove uscite fumettistiche (e affini) che, di fatto, è la mastodontica fiera annuale toscana.
Il grande appuntamento per autori e casi editrici per esporre con la massima risonanza la loro merce artistica (accostamento per noi ossimorico non privo di una certa ironia).
Dunque, ho deciso di parlarvi di un libro di cui parleranno in pochi, stampato in poche copie, annunciato pochi giorni prima della fiera.
Soprattutto, scritto pochi giorni prima della fiera.
Probabilmente, è il primo libro che il lettore impiegherà più tempo a leggere di quanto l'autore abbia impiegato a scriverlo.
Intendiamoci, Stendhal scrisse La Certosa di Parma a tempo di record, Il Giocatore di Dostoevskij, per motivi legati alla condizione metaletteraria più nota della letteratura moderna, neanche a parlarne (anche Nostra Signora dei Turchi fu composto in un mese scarso, lo dico per saziare chi dice che cito sempre un noto genio salentino).
Non è, quindi, necessariamente un segno di faciloneria o scarsa qualità, l'averlo gettato sulla pagina nell'arco di un fine settimana.
Si tratta del primo esperimento puramente letterario di Mauro Uzzeo.
Per chi non lo conoscesse, Mauro è un narratore nato.
Non solo è visitato dal dono oratorio del cantastorie naturale, colui che è in grado di trasfigurare un episodio quotidiano in un memorabile aneddoto grazie a una conoscenza dei tempi narrativi, e a uno stupore intatto, iscritti nel proprio DNA;
Mauro è anche un narratore "professionista", che da anni per lavoro racconta storie.
In varie forme, su vari canali e media artistici.
Forse, la sua migliore qualità è quella di non aver smarrito (nonostante la lotta periodica con scadenze, consegne, commissioni, paletti imposti da editori e mercato) la primordiale gioia del racconto.
Mauro è un narratore vivace, generoso, a volte eccessivo, ma che mantiene sempre un contatto onesto con il lettore.
E, soprattutto, anche se può descrivere scene cruente o indugiare in particolari erotici, mantiene viva, sottesa, sempre una irriducibile innocenza.
La dichiarata, e discussa, "rivoluzione" nella Bonelli (l'innovazione c'è stata innegabilmente e non possiamo che guardarla con favore) è passata molto per le sue invenzioni, lontane degli stereotipi, o meglio, in grado di rimescolare originalmente l'immensa cultura pop dell'autore.
Il numero Tabula Rasa di Orfani in cui un personaggio parla solo attraverso citazioni di Giovanni Lindo Ferretti (prima dell'improvvida conversione la cui Damasco fu un articolo di Giuliano Ferrara) è veramente qualcosa, non solo, di mai visto prima, ma che non ci saremmo mai sognati di vedere su una testata Bonelli.

Ora, Mauro ha aggiunto un'altra pietra sghembra alla cattedrale daliniana della sua adorabile follia.
Un libro scritto in pochi giorni, stampato in poche copie, in cui invita il lettore a bruciarlo subito, poiché è un libro che "non esiste".


Le prime parole che leggiamo sono:

"Nota di Mauro per questa prima edizione limitata:

Questo libro non esiste.
O meglio, esiste, ma esiste solo per voi.
Consegnata la 300esima copia non esisterà più, non sarà ristampato e tanto io negherò di averlo scritto, quanto voi di averlo letto.
Più che un romanzo compiuto consideratelo simile a quella roba che i musicisti chiamano demo.
Una registrazione amatoriale da sottoporre al giudizio di amici e affezionati per vedere se esce fuori qualcosa di interessante o se il risultato finale è solo una serie continua di rumoracci fastidiosi.
È una raccolta di pensieri e appunti accumulati negli ultimi dieci anni della mia vita e raccontati in forma di romanzo di finzione.
Alcuni stralci sono già passati per il mio blog, altri sono stati inventati di sana pianta.
Grazie per aver riposto la vostra fiducia in questo primo esperimento, sono davvero curioso di ascoltare le vostre opinioni in merito.
Ma ricordatevi: questo libro non esiste.
O meglio, esiste, ma esiste solo per voi.
È come un segreto che, acquistando questo volume, accettate automaticamente di mantenere.
Mi raccomando."

È un libro folle, sincero, ingenuo eppure emozionante, non meditato eppure maturato da tempo, che con tutti i difetti di un'opera non rivista (sappiamo cosa diceva Hemingway della "prima versione di qualsiasi cosa") tiene incollato il lettore alla pagina.
Mauro si espone senza filtri, come un bambino innamorato della vita, apre il fiume in piena delle sensazioni, dei ricordi, delle confidenze.
Mi ha ricordato una spiegazione di Kerouac che, accostando la prosa beat all'assolo di un sassofonista bebop, notava come quest'ultimo se sbaglia una nota continua a suonare, mica ritorna indietro.
Il libro non è il capolavoro di Mauro.
È un interessante quaderno di appunti per un libro ancora da scrivere.
Ma rivela già tutte le potenzialità del caso.
Non tutti coloro che sanno sceneggiare sono in grado, poi, di saper scrivere in forma puramente letteraria.
Lui si.

Lo trovate a Lucca, compratelo.
Oppure, rubatelo, mentre Mauro è distratto a raccontare una storia.

P.S.
QUI trovate i primi due capitoli

lunedì 19 ottobre 2015

TUTTI GLI ARTICOLI DI SETTEMBRE

"Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull' età, 
dopo l' estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità... 
Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità, 
come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità... "
Francesco Guccini, Canzone dei dodici mesi

Care lettrici e cari lettori,
come promesso Settembre, a dispetto della memorabile strofa gucciniana, è stato mese generoso di attività e pubblicazioni.

Su FUMETTOLOGICA abbiamo pubblicato:


- L'intervista nello studio Alessio Spataro, che anticipa quella in cui cominciamo a parlarvi del suo libro straordinario, BILIARDINO (QUI), a cui presto concederemo adeguata attenzione: un'intervista iniziata un anno fa e proseguita in vari studi, seguendo la genesi e lo sviluppo del suo capolavoro fumettistico QUI

- La conversazione con Simone Tempia, autore dell'intelligente e fortunato fenomeno virale Vita con Lloyd QUI

- L'intervista a LRNZ dopo il suo meritatissimo Premio Boscarato come miglior disegnatore italiano QUI



Su LA REPUBBLICA-XL, invece, abbiamo pubblicato:

- L'intervista al grande Eugenio Barba in occasione del documentario Il Paese Dove Gli Alberi Volano, presentato al Festival di Venezia, sui  50 anni dell'Odin Teatret, QUI


- L'omaggio obbligatorio ai 50 anni da Highway 61, il capolavoro di Bob Dylan che ha cambiato per sempre la storia del rock QUI
Su questo blog, invece:

- L'omologo articolo sugli articoli di Agosto QUI


- La recensione del gradevolissimo libro Tutti Per Uno  QUI


- L'articolo che annunciava l'evento allo Stadio Olimpico MediTiAmoRoma, che ha attratto oltre 3.000 persone di sabato mattina, sotto una pioggia battente (esito da altri definito trionfale) QUI


Siamo a metà Ottobre e già abbiamo pubblicato un numero interessante di articoli.
Siamo certi che non vi annoierete.
Buona Lettura!